domenica 22 dicembre 2013

e viene NATALE

Che strano, erano anni che non arrivavo a scrivere il post del NATALE.  E' come capitato rispondendo a un post di altri che la tastiera da sola ha cominciato a scrivere di qualcosa apparentemente lontano, tanto che la maggior parte degli attori di allora sono stati accompagnati al luogo dove si attende l'ultimo gaudio universale e qualche ricordo nei primi di novembre.

Sarà che qui dove sono da qualche anno la temperatura invernale è addolcita solo dal caminetto e qualche volenterosa stufa a bombola, come del resto accade spesso nell'Italia più a Sud o, appunto, nelle isole come questa splendida Sardegna. Dicevo sarà anche per questo che la memoria corre lontano nel tempo o, forse, perché i Natali dei bimbi sono più RICORDIOSI, quando tutto è una nuova sorpresa. E poi...

E poi eravamo tanti in quella via Lughese nro 35 di San Prospero di Imola della tribù dei CIARAVAL (da 20 a 25 membri) ancora all'inizio del 1940. C'ero anch'io, nonostante fossi il figlio di una delle femmine, la Valda (classe 1912), spedito lì da Ravenna a fare la prima elementare nel timore che nella città più grande prima o poi arrivassero i bombardamenti o forse perché non mi accorgessi che il babbo era partito assieme ad altri per l'avventura russa. Volontario, perché i colleghi che avevano fatto la Spagna eran stati tutti promossi di grado (e di paga)! Già la paga per i prediletti, a parole, del Duce prendevan 360 lire al mese e ne pagavano subito 120 per l'affitto di camera cucina nelle case popolari di via Fiume a Ravenna.

Ma torniamo ai giorni della vigilia e ai preliminari, come quando iniziò la mattanza dei maiali, uno per ognuna delle due case nelle quali la tribù dei Geminiani era divisa. Magroni destinati all'ingrasso e poi al sacrificio finale. Capo delle operazioni PRIMO, nato per secondo, al quale era affidato il coordinamento e la parte fondamentale, la sistemazione e scelta della carne. Il problema cominciava con la cattura perché prima della cattura erano messi in libertà per l'aia onde evitare addensamenti di sangue, solo che poi bisognava prenderli e quelli sapevan correre forte con rapide inversioni di marcia e grugniti.  Alla fine il primo viene "incantonato", e legato sulla spianatrice per il grande sacrificio, solo che evidentemente qualcuno si era emozionato e sul più bello era riuscito a divincolarsi e darsi al galoppo con il coltello piantato, male, nel collo. Ripreso, risdraiato e appeso a testa in giù per scolare tutto il sangue, prezioso componente del "burleng" (sanguinaccio, puro sangue versato su una base di "brazadèla" e poi ricotto al forno), e quindi la divisione via via nelle varie parti.

E noi bambini a correre di qua e là, semper in te mez di maròn, e Primo a tagliare e controllare. Le operazioni erano numerose e varie, separazione delle interiora e delle animelle, fegato, reni per le successive operazioni. Le interiora ripulite e preparate per la funzione di contenitori di salsiccie, salami e simili non appena fossero state selezionate le carni adatte e il giusto equilibrio magro e grasso. Ma ormai per noi il divertimento era concluso perché tutti avevano il loro da fare e presto sarebbe arrivato qualcosa di utile, la pié fréta, la pizza fritta nel grasso: bolle di pasta tipo pizza buttate nel grasso bollente per diventare delle bolle saporite e rigonfie e spesso condite con la "saba".

Ma e il PRESEPE? L'ALBERO?

Per il PRESEPE bastava e avanzava quello del PRETE, il Parroco don Montroni, e i miei eran romagnoli che andavano a Messa la domenica e le donne qualche spesso anche alla Messa delle 6 di mattina durante la settimana, se non c'erano lavori urgenti. Quanto all'ALBERO, arrivò dopo il '45, un po' striminzito con delle arance appese, frutto insolito nella Romagna dell'epoca e accompagnate a volte dai più facilmente spellabili mandarini ancora più preziosi.

E i bimbi, contenti lo stesso. Non sempre, è vero, avevo visto, Natale 1944, in una vetrina a Bussolengo dove eravamo con mio padre al seguito del suo Duce, un bellissimo cavallino con carrozza e pedaliera, ricordo ancora il prezzo, 9.000 lire ma nessuno l'ha mai saputo che mi piaceva!



8 commenti:

  1. Che nostalgia che mi hai provocato con questo post! :)
    Io non ho vissuto quel che tu racconti, ma la mia mamma mi raccontava che quando era appena adolescente, tempo di guerra, il nonno fece l'albero per le sue figlie con un grosso ramo di corbezzolo. Dopo Natale i corbezzoli in buone condizioni furono consumati e il ramo bruciato nel camino.
    Pensa che io non ho mai visto da vicino un albero di corbezzolo... e i frutti son rarissimi. Il Maiale no, quello si faceva dopo il Natale, Il Natale era una festa sobria, a casa di mia mamma.
    Peccato per quel cavallino... credo però che anche se l'avessero saputo, compralo non sarabbe stato facile! :)
    Buon Natale, Benito :)

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  2. E settant'anni dopo siamo alla catechizzazione del mondo da parte di un esercito di vegani. :)
    Buon Natale, Benito

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  3. Anch'io mi perdo nei ricordi, e nei ricordi di chi mi appartiene, cosicchè i ricordi di tutti si sommano e pian piano si ordinano, dando un senso alla storia di una famiglia.
    Anche mio padre mi racconta del suo naso schiacciato contro la vetrina di un negozio di giocattoli, a Taranto,intorno agli anni 30.
    Nemmeno lui osò chiedere mai, anche perchè mia nonna, madre e padre nello stesso tempo, non avrebbe potuto far miracoli.
    Sai, penso che il senso del Natale, dopotutto, sia questo "spirito familiare" che vive con noi, finchè noi viviamo.
    Ed è veramente tanto.
    Buoni ricordi di famiglia, Benito. :**

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    1. E' una risposta e un GRAZIE collettivo e credo che per tutti non sia malinconia per un mondo perduto o un sogno di "vegani". Al massimo un ripensamento sul modo di vivere i propri sogni e le proprie aspettative. Le crisi economiche per le società più complesse son come le influenze, prima dei vaccini. Si doveva andare a letto finché passava e fra un pensiero e l'altro si trovava finalmente la cuccia più adatta e il pensiero più adatto all'attesa della guarigione e, qualche volta, ci si dava una regolata per il dopo. Peccato che DOPO spesso si tornasse al PRIMA.
      E poi, alla fine, deprimersi è inutile e non serve. Al prossimo felice incontro nelle vostre case sul web.
      BUON NATALE.

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  4. ricordare i tempi andati è un sano esercizio. mai perdere la memoria storica. questi giorni comunque vivremo il presente, anche se ci piace davvero poco.
    buone feste

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  5. Dolce malinconia di ricordi natalizi da respirare magari proprio la sera di Natale davanti al caminetto. Buon Natale Kreben!

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  6. ricambio ai vecchi e nuovi amici. Quanto al presente, cerchiamo che il prossimo presente sia della taglia giusta per più gente possibile.

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