martedì 22 luglio 2014

Talento Innato

Sorpreso e onorato dell'invito di Raymond e spero che il suo tono reverenziale sia giocoso e così comincio le risposte come da programma.
 
1.- Il LOGO: faccio come PERLA, rimando a quello degli altri perché io non son riuscito a copiarlo e così denuncio da subito la mia nullità tecnica.
 
2.- Per invito di CHI? già detto, RAYMOND per obbligo e riverenza. Circa dieci anni fa quando cominciai a giocare su Splinder (e gli anni non erano ancora 68) uno dei primi commenti fu quello di un ragazzino che meravigliato si complimentò pur chiedendosi come mai uno così vecchio...
 
3.- NOMINARE? Mi rimetto all'elenco di Verba Ludica, non ho esperienza in materia.
 
4.- DOMANDE.
 
a.- QUANDO HAI CAPITO di amare la scrittura? Quando sui 5 anni mia madre mi comprava Il Corriere dei Piccoli e lei con la sua quarta elementare mi abituava a leggere e mi veniva la curiosità di trasmettere parole. Ma non dovevo essere molto "bravo", al liceo Oberdan di Trieste veleggiavo disperatamente fa il cinque scarso e il sei con qualche meno. Periodi pieni di relative da riempire un foglio protocollo. Chiaro conciso concreto nell'esprimermi a voce, illeggibile per iscritto. Migliorai in sindacato fabbricando i volantini, spazio compresso, idee leggibili senza equivoci, efficacia di comunicazione. Proseguii poi collaborando con il giovane capo di una microazienda vagamenda chimica (bagni fotografici per RX) che mi costrinse a mantenere i contatti con clienti e fornitori. La prima lettera commerciale (dovevo sollecitare un pagamento senza però perdere il cliente e ammettere che quei soldi a noi servivano) fu accettata alla tredicesima lettura. Come insegnante non migliorai molto, la trasmissione dei concetti era fondamentalmente orale. A volte mi divertivo a litigare su prosa e poesia, sono stato un fervido sostenitore della PROSA specie quella sarcastica, violenta, diretta che trovavo sui settimanali politici di vario orientamento mia lettura abituale per molti anni.
 
b.- TI ISPIRI ALLA TUA REALTA'? perché ne esistono anche altre, quando si ha l'abitudine a rileggersi dentro, a ruminare parole e scritti, a valutare il senso e il perché delle risposte concrete, delle conseguenze? Se faccio l'agricoltore mi chiedo il perché e il percome il seme è giusto, germoglia, cresce, produce frutti indipendentemente dalle tradizioni, le processioni, le preghiere e i canti. Se proprio devo dire quel che penso LA REALTA' E' POESIA.
 
c.- COMPETIZIONE LETTERARIA FOTOGRAFICA ETC. Nessuna preferenza e non ho mai partecipato mi è capitato che mi spedissero sul palco a dire qualcosa di cui sapevo pochissimo a della gente ai quali importava anche meno. Avvertito per tempo e grazie a un paio d'ore di biblioteca e, adesso, di GOOGLE me la son sempre cavata. Quasi 40 anni di insegnamento tipicamente orale ma basato su testi ed esperimenti ti abituano a collegare, sintetizzare e trasmettere. Il resto, dal mio punto di vista, è spettacolo e ritualità.
 
d.- IN CAMBIO DI UNA INGENTE SOMMA realizzare qualcosa lontanissima dalle proprie corde? Perché no, anche se non molto ingente, in fondo con l'aria che tira è un fatto tecnico e se l'operazione, e il guadagno, hanno un risultato UFFICIALE con le tasse da pagare è pure un aiuto agli altri.
 
e.- AMI SPERIMENTARE? chiederlo a un chimico è come invitarlo a nozze senza obbligo di regalo. Magari cercando di poter vedere qualcosa fatto da altri.
 
f.- QUALCOSA DI INEDITO? Ognuno di noi ha nel cassetto già scritto o pensato molte cose. Nel mio caso molti ricordi di vita vissuta, sinceri, di parte, anche se quasi sempre cresciuto sulla linea di confine con sentimenti, amici, nemici da entrambe le parti. Ormai forse qualche centinaio di pagine e forse monotone, anche se la mia generazione è passata dalla carriola ai viaggi spaziali, ma più un fatto tecnico che evolutivo. Per arrivare all' oggi ci son volute migliaia e migliaia di generazioni, noi direttamente forse ne conosciamo 3 o 4, di altre abbiamo ricordi trasmessi e di tutto il resto reinterpretazioni fisiche o documentali e comunque rielaborate. In effetti parlare di 60/70 anni fa a chi ne ha anche 40 o 50 può essere interessante specie se liberi da condizionamenti extra-personali.
 
GRAZIE RAYMOND, GRAZIE A TUTTI GLI ALTRI CHE HO AVUTO OCCASIONE DI CONOSCERE RISCOPENDO IL PIACERE DI COMUNICARE IN LIBERTA'.

domenica 20 luglio 2014

L' UNITA' quotidiano dei lavoratori.

  
Sia consentito a un miscredente parlare de L'Unità anche perché credo in qualche modo di averne titolo. Certo non ho mai nascosto la mia piccola storia politica, storia politica che comincia molto presto più o meno consapevolmente e la riprendo là dove l'avevo lasciata un qualche post fa, al ritorno da Bussolengo a Ravenna.
 
Avevo allora, aprile 1945, otto anni compiuti il dicembre precedente e abitavamo nel blocco case popolari di Ravenna in via Fiume (allora ultime case confinanti con i campi, con begli alberi da frutta e contadini pericolosissimi e maneschi se ci prendevano), Ma non più nel "nostro" bilocale che ci aveva ospitato dal 1937 al 1944 e che avevamo lasciato per seguire il "nostro" Duce o, detto meglio, per  il trasferimento di mio padre dalla Romagna alla sede operativa di quella che era stata chiamata la RSI (repubblica sociale italiana). In effetti il "nostro" (o meglio i locali dei quali in tutti quei mesi di assenza mio padre aveva pagato l'affitto, trattenuto dallo stipendio o paga che dir si voglia) mini appartamento era stato occupato da un qualche vicino che aveva ritenuto che anche mio padre fosse finito come i suoi colleghi, in un qualche bosco del trevigiano a miglior gloria d'Italia e poterlo quindi OCCUPARE (succedeva anche allora). Così ci ospitò una vicina, la donna di quel Calderoni di cui ho già parlato e che in spirito suonava e suona tuttora il suo malinconico e allegro violino. Eravamo in totale due donne adulte, la Valda e la Natalina, e quattro figli (2+2) Aldo, Lia, Benito e Italo a cui si era aggiunto uno nuovo, Ivan, ormai sui quasi 2 anni.
 
La Natalina infatti si era immediatamente data da fare e, volutamente o no, aveva optato per qualche sistemazione più vicina al nuovo, come spiega il nome dall'aria se non sovietica, di certo russa. Il suo uomo era un simpatico pezzo d'uomo che ufficialmente collaborava allo sminamento nella periferia di Ravenna e ufficiosamente vendeva gli esplosivi e accessori vari recuperati durante il lavoro alle cave per i loro impieghi di produzione. In queste operazioni era inciampato in un incidente e aveva perso una gamba, a partire dalla coscia, e così si era dedicato anche ad altro non sempre con buona fortuna. C'era infatti all'epoca un ottimo mercato di medicinali e prodotti da farmacia che richiedeva opportuni adempimenti per rifornirsi e purtroppo lui e amici  eran stati scoperti e così anche lui, FERRI, era vicino di cella nella stessa galera di Ravenna dove mio padre era ancora tenuto per qualche settimana a meditare sulle sue scelte di vita.
 
Ma tornando al titolo, qual era il mio contatto con L'UNITA'? Il collegamento era la domenica, ogni domenica: di prima mattina affidavano a me e ad altri ( io ero il più piccolo) un pacco di giornali, cioè L'UNITA', e poi andavo a consegnarli lungo la stessa via Fiume suonando tutti i campanelli, cedendo la copia e incassando i soldini (compravano tutti!). Finito il giro tornavo in sezione, consegnavo i soldini e mi davano un buono per andare la sera della domenica alla Casa del Popolo dove c'era musica e ballo. Finito il giro dei giornali già di prima mattina poi mi aspettava il prete (eravamo fino a 4/5 ragazzini) per servire Messa. E anche qui non era poi tanto a gratis o a gloria del Signore, perché il prete a fine Messa ci dava il biglietto d'ingresso per le commedie, ai salesiani, per la domenica pomeriggio!
 
Ripensandoci, c'era molta fame di letture, di novità anche spontanee, ad esempio Aldo e i suoi amici avevano organizzato un teatro dei burattini prendendo i testi delle commedie goldoniane dalla enciclopedia dei ragazzi comprata già dal Calderoni (il padre della Lia, Aldo era arrivato prima e aveva un altro cognome). Nei miei ricordi eran spettacolini affollatissimi, integrati con scenette di Sganapino e Sandrone, e riempivamo tutta la cucinona e il terrazzino e il piccolo contributo di ognuno serviva per le merende, molte volte a base di cozze raccolte sulle sponde del Candiano, il canale che da Ravenna porta al mare o con fette di zucca al forno, se sentivamo il richiamo del carrettino.

Ma torniamo all'articolo tratto da Il Venerdì di Repubblica del 18 luglio alle pp 56/57 con l'intervista a Emanuele Macaluso che fin dalle prime battute esprime un giudizio controcorrente al giorno d'oggi, rivalutando l'influenza di Togliatti a mio parere molto suggestiva: "Dobbiamo essere il Corriere della Sera della classe operaia", nel senso che certo doveva contenere le opinioni e le linee politiche, ma doveva essere anche un luogo di acculturamento ma anche aperto agli interessi "normali" garantendo così una tiratura media di 300 mila copie che salivano anche a UN MILIONE per il Primo Maggio. Poi si sa come vanno le cose in Italia, passato un po' di tempo si avvicina il momento del ricambio, i "vecchi" che magari venivano dall'esilio o dalla Resistenza (nel senso che non l'avevano raccontata ma vissuta concretamente) dovevano venire prima o poi sostituiti e arriva il momento degli intellettuali di mestiere (sembrerà strano ma Rinascita, che io adolescente neofascista leggevo abitualmente, tirava anche 100 mila copie e se qualcuno ne trova qualche copia sa che mattoni di articoli) e in questo noi italici siamo speciali nel distillare le parole in modo che il povero cristo non capisce più niente. Ecco io l'Unità la compravo per capire cosa pensavano i NEMICI, ma anche per leggere Fortebraccio quando scriveva di Lor Signori, poi diventò tutto più difficile, più complicato, nella foia di far fuori i vecchi arriva il via libera agli STAINO e simili, ma quelle cose lì le leggevo su Candido o, se proprio proprio, su Il Borghese con Gianna Preda.

Pensieri nostalgici, pensieri di bandiera, pensieri di un Italia fatta di proletari non ancora imborghesiti non tanto negli stili di vita quanto nei desideri non poi tanto inconsci, come ai tempi del Perdinotti felice frequentatore di salotti bene e di battaglie concluse con le sconfitte.

SCUSATE, era solo un TO REMEMBER, come ancora capita ai vecchi non ancora del tutto rimbambiti.