giovedì 29 novembre 2012

IN ATTESA della DOMENICA: valutazioni dal cuore della SARDEGNA.



     Ripreso dal post di un "amico" di Facebook che credo rappresenti    una esauriente motivazione alla base delle SUE scelte che, ovviamente, condivido. Non riporto il nome semplicemente perché non ho chiesto l'autorizzazione a farlo

Ragazzo e giovane età? Forse anagraficamente, ma politicamente?Cerco di farmi un piccolo riepilogo, solo per la mia memoria questo sia chiaro visto che la mia esistenza è, ahimè!, ormai già al secondo tempo della mia "partita, escluso eventuali minuti di recupero:

Renzi ha 37 anni (sicuramente è giovane) ed è figlio di Tiziano Renzi, esponente di 1°piano della ex Dc fiorentina ed anche parlamentare dello stesso partito (insomma un figlio d'arte come un tempo li chiamavamo, ma questo sinceramente non è un peccato, si nasce!);

a 24 anni diviene segretario provinciale dell'ex PPI; a 26 anni è coordinatore di Firenze della ex Margherita; a 28 anni ne diventa il segretario provinciale; a 29 anni è Presidente della Provincia; a 34 anni è sindaco di Firenze, carica che ricopre tutt'ora; ed oggi a 37 anni è in lizza per diventare Presidente del Consiglio Italiano!!!Sinceramente mi chiedo e senza sottintesi, ma Renzi, santocielo!, nella vita, oltre a fare il politico che cos'altro ha fatto?, professionalmente intendo! Non è che sia anche lui uno di quelli da rottamare, come vorrebbe fare lui con gli altri che non siano lui? Certo è che non molto simpatico essere rottamati a 37 anni, ma propriu po cussu... pappa, citti e no musciasta!!!

Qualcuno suo giovane o anziano fans mi inviterà a questo punto a "guardare" i suoi programmi. Ma cali programmas si adi prefresciu de subitu no appena esti callau in lizza chi attaccai a dextra ed a manca (prus a manca ki a dextra e prus ancora su Pd, comenti adi fattu e finzas aiseru in su dibattitu cun Bersani, issu su verginellu immaculau de sa politica!!!) tottus e nudda o boghendi ognia dia ossu de sa frixiura po regualas, regulamentus e atras cosas similis, chi issu iada accettau, comenti forzis di cunzillant de fai is amighixeddus suus po attirai s'attenzioni su de issu!

Comunque ognuno voti chi gli pare, io per conto mio andrò a votare per Pierluigi Bersani, no ad'a tenni s'accentu fiorentinu o sa spacconentzia de s'edadi giovanilli e nemancu is cunzillus de su produttori de "S'Isola de is famosus", ma su mancu esti preparau, seriu, no prummittidi de portai is pistas de nì a Capuderra o su mari a Nuradda, ma ad'essi siguramente una guida giusta po totus is italianus! Fortza Pierluigi ca sesi sempri su mellus!!!!

martedì 27 novembre 2012

ILVA (& C.) e FIOM: compagni di MERENDE.

In una visione di rapporti classici il SINDACATO è la rappresentanza dei lavoratori nei confronti del PADRONATO. E tutto è andato bene finché tutto è rimasto come qualche tempo (decenni e regimi) fa. In fondo era facile, le richieste di tipologie di lavoratori era semplice: operai e impiegati e come al di più eventualmente la DIRIGENZA.

C'era anche una certa realtà di divisione di categoria politica: gli OPERAI a CGIL e UIL, gli IMPIEGATI agli AUTONOMI + un po' di UIL e tanta CISL e, per i DIRIGENTI, un sindacato più o meno fantoccio con parvenze di autonomo o simili.

Naturalmente nelle aziende PRIVATE, mentre in quelle PUBBLICHE le organizzazioni sindacali erano (e ancora in gran parte sono) dotate di molta fantasia e di tipo sostanzialmente filo governativo e, comunque con connotazioni prevalentemente corporative a difesa dei piccoli e grandi interessi particolari. Basta prendere ad esempio l'ENI degli inizi quando la maggior parte dei dipendenti veniva quasi esclusivamente da un paesotto marchigiano, quello originario di ENRICO MATTEI  (Acqualagna e dintorni dell'attuale provincia di Pesaro-Urbino), fino al grado di QUADRO. Naturalmente travestiti da democristiani o, almeno Cislini.

Poi le grandi e grandissime strutture industriali e gli stabilimenti tradizionalmente al NORD con punti di massima presenza a Genova, Torino, Trieste, oltre la Lombardia o a Bologna ed è a questo punto che entra in gioco anche la CGIL e i suoi iscritti, molto spesso emarginati e, sopratutto, bloccati in ogni accesso a gradi di responsabilità. Poi il mondo cambia, é storia degli ultimi 30 anni, politicamente una qualche attenzione va data alla sinistra, durante gli anni pesanti la CGIL diventa sinonimo di difesa dal terrorismo, i sindacati metalmeccanici allora si uniscono e si rendono conto del loro potere contrattuale così la discussione non è più fra PADRONI e LAVORATORI, ma LORO, uniti, e lo STATO, ufficiale PAGATORE.

Il sindacato perde la sua funzione di difesa dei dipendenti non tanto perché non tutela le retribuzioni (che del resto erano e rimangono più basse in termini reali rispetto al resto d'Europa, quella di allora), anzi tutta la difesa è nella staticità dei posti di lavoro ma anche, purtroppo, nella loro QUALITA'. Così intanto il PADRONATO ne approfitta per banalizzare la forza lavoro necessaria e usare l'appoggio politico dei nuovi partiti che si avvicinano al Governo, attraverso il condizionamente sindacale, particolarmente violento nella "trimurti" di FIM, UILM e, soprattutto, FIOM (la FIM-CISL sarà molte volta la più estremista). 

E così quando il "numero" degli aderenti è determinante ai fini del potere all'interno delle corporazioni succederà che, specie nella CGIL (CISL e in parte UIL nell'impiego pubblico), l'intero organismo confederale dipenderà da chi esprime, come la FIOM, numeri e compattezza determinante. In questo modo l'ubriacatura del potere fa dimenticare che i PADRONI possono cambiare e fallire ma i LAVORATORI saranno gli unici a restare con il CULO NUDO per terra, sempre che non intervenga LO STATO. E inesorabilmente si arriva a situazioni come FIAT, o come ILVA, o come certe aziende in SARDEGNA, che il sindacato ha nei fatti trascurato solo perché era inimmaginabile che lo STATO ne permettesse la dismissione (tanto più per colpa, o merito, della UE o della GIUSTIZIA).

Ecco perché COMPAGNI DI MERENDE, perché CONSAPEVOLMENTE hanno ignorato i RISCHI nei luoghi di lavoro, CONSAPEVOLMENTE hanno ignorato gli effetti all'esterno, CONSAPEVOLMENTE dovevano capire cosa succede nel resto d'Europa e del mondo e adesso, per dirla con LANDINI sono lì a chiedere e pretendere che lo STATO faccia quel che IL SINDACATO doveva pretendere dal PADRONATO, in difesa della salute, del posto di lavoro e dell'adeguamento produttivo.

E, ovviamente, lo chiederà con la solita arroganza, la stessa arroganza con la quale LA SEGRETARIA GENERALE  DELLA CGIL ha dichiarato il suo voto per le PRIMARIE PD. E non me ne frega niente che abbia indicato, a urne aperte, PIERLUIGI BERSANI esattamente come il tapino sottoscritto BENITO CREMONINI pensionato, veda di riportare la CGIL ai suoi DOVERI, quelli sì nell'alveo di una storia antica e gloriosa, quella di DI VITTORIO oltre che di ACHILLE GRANDI e BRUNO BUOZZI, quest'ultimo ucciso nel 1944 la sera prima della formalizzazione dell'accordo fra i tre grandi filoni ideologici che dividevano l'Italia, ma univano l'insieme dei LAVORATORI. 

PS: con molta più delicatezza La STAMPA si esprime oggi  inun editoriale di Paolo Baroni sperando che se qualche miliardo (di EURO) salterà fuori per Taranto, qualcosa arriverà anche per la FIAT adorata.

Quanto a Landini, più sopra linkato, Prima dell'intervento del ministro, Landini, ha sottolineato che "l'unica cosa che potrebbe scongiurare uno sciopero unitario il 29 novembre è che il Governo, il presidente del Consiglio, convochi tutte le parti sociali e si assuma la responsabilità di creare le condizioni affinchè l'Ilva non chiuda e che all'Ilva vengano fatti gli investimenti necessari per produrre senza creare problemi né ai lavoratori, né ai cittadini".

lunedì 19 novembre 2012

BERSANI ultima speranza.

Lo debbo dire, improvvisamente, incredibilmente e involontariamente e forse per la prima volta da quando poco più che ragazzino andavo per strade e piazze di Trieste a invocare ITALIA mi sono commosso.

Nel conforto del Teatro Massimo di Cagliari seduto sulla poltrona di platea (rossa, arancione? non ricordo) subito sotto le telecamere (a proposito, credo andassero a parole, durante tutto il discorso è stato un continuo parlare quasi a coprire le parole che arrivavano dal palco) é arrivato il quasi OMONE BERSANI strattonato e quasi trasportato dai suoi, la spalla sinistra alta, la destra quasi sotto l'ascella di chi gli sta a fianco. A quel punto è stato una specie di flash, ultima speranza, addosso a lui quante responsabilità e quanti desideri con un magone, fino alle ridicole lacrime,  mai provato in una riunione politica.

Non credo fosse merito del PIERLUIGI, anche se le parole ascoltate erano VERE, senza vasellina o enfatizzazioni pro o contro, a parte la promessa che non dipenderemo né da MERCATI né da TABERNACOLI (applauso vivo al TABERNACOLI). E' stato, a mio vedere, come il dire a me stesso senza velature che la posta stavolta è alta per tutti noi italiani e io e i miei coetanei siamo quelli che rischiamo meno, ma gli altri no, hanno una vita davanti. Per la mia generazione alla peggio andrà sempre meglio di quando siamo nati (di speranze ne abbiamo avute a vagonate e in molta parte arrivate) per tutti gli altri si rischia di bruciare la fiducia nel poi.

Fiducia in se stessi e in quanto li circonda, l'inevitabile chiusura nel privato il più ristretto possibile, lo scontro egoistico su diritti e doveri e i tanti sovversivismi che tanto piacciono a chi preferisce ubriacarsi di illusioni anziché rimboccarsi le maniche del cervello.

E proprio il realismo pacato ma fermo del Bersani a questo punto mi hanno in qualche modo rassicurato, finalmente niente più BALLE o SOGNI inutili.

SPERIAMO che assieme ce la CAVIAMO! 

martedì 13 novembre 2012

L'UNIONE SARDA del CASU, per gli AMICI

per la pace in famiglia di nuovo l'UNIONE SARDA è di casa, si disturbano un po' gli altri quotidiani quando tornano tutti assieme dalla solita edicola (quando emigro in continente tutto più tranquillo, l'UNIONE è assente), ma c'è sempre qualche spunto interessante, specie tra gli editorialisti. Come quello di oggi, Roberto Cosu, con un titolo promettente "L'Italia Invisibile dei Fantastici 5". Lascio la lettura ai più volenterosi, sappiano che in altra parte della UNIONE si sostengono opinioni molto più favorevoli su questi stessi 5 "fantastici", ma questo non importa e fa parte del gioco e della rudimentale fantasia di qualche fan spiritoso e volutamente, spero, ironico!

quel che colpisce è la chiusa dell'editoriale che, dopo aver riportato i vari desideri dei 5 (Bersani, Renzi, Vendola, Tabacci e Puppato) afferma, riassumendo il tutto,

"...meglio essere benestanti e avere il posto fisso che essere poveri e disoccupati" La prossima volta, magari, diteci come si fa!

E su questa conclusione del CASU credo che si potrebbero dare risposte esaurienti e molteplici e, quella che mi viene più facile é:

     "scegliendo dove e da chi nascere"

sulle altre che potrebbero riferirsi, ad esempio, a parti anatomiche indipendenti dal sesso come la lingua (e le opzioni sul dove applicarla) si potrebbero raccogliere volumi di espressioni goliardiche. Su altre ipotesi potranno sbizzarrirsi quelli che per caso passeranno di qui, sol che si tenga presente che proprio questa splendida isola è, tra tutte le regioni d'Italia quella più rigidamente attenta a tenere ognuno nel suo posto (nel senso classico di quandp dici allo scolaro: sta al tuo posto), senza avere disponibile, rispetto alla Sicilia, neppure la via moralmente complicata della mafia. 

la stessa balentìa è predisposta a consolidare la statiticità sociale come costruita da strati sovrapposti all'interno dei quali ognuno lotta per la supremazia, soggiogando quelli inferiori e subendo quelli sopra.

domenica 11 novembre 2012

storie di paese e di piccola politica

In Lombardia c'è un paese come tanti dal nome un po' insolito "PIEVE EMANUELE", il nome Emanuele arrivò con l'unità d'Italia nella speranza che un qualche SAVOIA si ricordasse anche di loro.

All'inizio del ventesimo secolo furono apportate al paese alcuni miglioramenti; fu costruito un pozzo artesiano poiché le falde acquifere stagnanti provocavano ai cittadini casi di tifo. Nel 1904 fu anche portata in paese la corrente elettrica. Purtroppo però i due disastri delle guerre mondiali sconvolsero anche Pieve che diede il suo contributo di vite umane. Durante la Seconda Guerra Mondiale la popolazione si ribellò al fascismo e anche Pieve ebbe i suoi martiri tra i quali Luigi Gemelli un diciottenne della 142ª brigata SAP, fucilato dai tedeschi nel 1945 a Roccasusella (PV), insignito di medaglia d’oro e commemorato ogni anno. Nella seconda metà degli anni quaranta, venne costruita una scuola elementare a pochi metri dalla parrocchia di sant'Alessandro e fu dedicata a Luigi Gemelli.

Ma anche qui qualcosa cambiò con l'arrivo del lavoro anche in questa zona che dal milanese porta verso Pavia, certo è forse la più bassa della bassa lombarda, pur essendo un borgo sostanzialmente agricolo l'interesse dei costruttori arrivò anche qui

Nel dopoguerra Pieve inizia, come molte altre città satelliti del milanese, a trasformarsi gradualmente da borgo contadino a zona industrializzata ed edificata. Dal 1963, 2 km circa a sud dell'antico borgo, nasce il villaggio Incis; la popolazione inizia ad aumentare costantemente con l’arrivo di famiglie provenienti da tutte le regioni d’ Italia. Agli inizi degli anni ottanta, nasce via dei Pini e il Residence Ripamonti e intorno agli anni novanta la zona "Villette", unita al vecchio borgo pievese.

E, fra i tanti, arrivò anche Ligresti attraverso una delle tante società e alla fine lasciò un regalino: due edifici del genere grattacellini a nove piani e un po', solo che per un qualche motivo non trovarono collocazione e furono abbandonati al loro destino, così come la zona circostante che di degrado in degrado fece la fine ovvia di ricettacolo di ogni congrega più o meno illegale. Poco interesse attorno anche per la sua natura di ostinata amministrazione di centro-sinistra. La penultima volta, finalmente passarono l centro-destra e l'interesse divenne più concreto, anche perchè forse gli immobiliaristi avevano bisogno di chiudere per vedere di racimolare qualcosa (le traversie ultime del gruppo Ligresti ha fatto ampia notizia e spesso, certo casualmente, il loro destino ha avuto una accelerazione formidabile con i cambiamenti governativi dell'ultimo anno).

E adesso, finalmente, il grande clou, un po' di TRITOLO e SBOOM i due rottamoni sono stati rasi al suolo.

Ora, finalmente, la svolta. Il frutto dalle edificazioni selvagge del passato è stato demolito con cento chili di esplosivo dalla General Smontaggi nell'ambito di un piano di riqualificazione promosso dalla Regione Lombardia in accordo col Comune di Pieve Emanuele e l'Aler. All'interno dello stesso programma di recupero, nel 2011 sono stati distrutti altri quattro palazzi abbandonati, con affaccio sul quartiere.

“Le demolizioni effettuate questo pomeriggio rappresentano l'abbattimento di un modo di fare politica legato al malaffare. L'abbattimento di un passato ingombrante per la città”, afferma il sindaco di Pieve Paolo Festa, che ha assistito al crollo insieme all'assessore regionale Nazzareno Giovannelli e ai rappresentanti di Aler. In una città presidiata dalle forze dell'ordine, con le strade di accesso al quartiere chiuse al traffico già a partire dalle 12, la fine degli ecomostri è stata seguita in diretta anche da centinaia di cittadini.

Sulle ceneri degli scempi ambientali sorgerà una nuova area residenziale con case e negozi. I primi 560 appartamenti saranno pronti entro il 2015.


Eppure non tutta la festa è stata completa, la vecchia amministrazione di centro-destra aveva fatto le cose per benino. Infatti la nuova amministrazione di centro-sinistra s'è trovata tutto fatto: progetto, gare di appalto e tutto quello utile perché non si cambiasse niente di importante e il nuovo sindaco al massimo lo può sottolineare.