domenica 6 maggio 2018

MIO PADRE... ricordi di GUERRA...4. Ancora Bussolengo

La casa che ci ospitava era proprio quasi sulla strada principale d'accesso e la famiglia proprietaria di quel blocco di stanze era molto disponibile, anche perché anche altri locali dello stesso blocco erano impegnati per motivi militari. Vi erano infatti alcuni locali, che accoglievano il gruppo di militi ravennati, adibiti a sala di ristoro (mensa & C.) e, in emergenza, come vere e proprio stanze da riposo anche notturno. Più di qualcuno li conoscevo, specie fra i ragazzi sui 20 anni, e soprattutto il Calderoni che a Ravenna abitava nello stesso blocco di case popolari in casa della Natalina e con loro Aldo, figlio della Natalina, e la LIA (figlia anche del Calderoni) quasi una mia sorellona sui 14/15 anni che spesso mi proteggeva da mia madre quando esagerava nei suoi rimproveri maneschi.

Mia madre si occupava della cucina e così anche Italo, mio fratello non ancora 5 anni, aveva lo spazio protetto dove muoversi liberamente. Ma il divertimento era la sera quando finita la cena e sgomberato i tavoli il Calderoni prendeva il violino e altri due dei ragazzi intervenivano con chitarra e fisarmonica  rendere meno malinconici  i suoni. Durante la giornata erano di pattuglia e penso che a volte non fossero interventi tranquilli anche se non ricordo ci fosse una atmosfera cupa o irosa. Di divertente, impressione di bimbo, c'era anche il servizio che assieme a nostra madre facevamo lungo lo stradone di accesso alla cittadina, stazionavamo in un punto in vista dell' Adige per bloccare la strada al traffico se dovevano passare mezzi militari o fosse scattato l' allarme aereo o ci fosse in giro il solito Pippo pronto a rompere le scatole con una qualche bombetta o, ma di rado, con una mitragliatina qua e là. Ma il più delle volte si era semplicemente lì a respirare all' aria aperta.

C'erano luoghi apparentemente tranquilli ma a volte più pericolosi, come appunto il piazzale davanti alla Chiesa Parrocchiale che era diventato di abituale disponiblità per noi ragazzini, a due passi dai genitori, senza traffico, al massimo qualche bicicletta o carretti trainati da cavallucci o, più spesso, somarini. Ebbene proprio questo piazzale venne piuttosto spesso arricchito di oggetti luccicosi o appetitosi (similcaramelle o cioccolalini), piovuti dal cielo, evidentemente con l' unico scopo di essere presi in mano e spesso esplodere. Non c'erano stati morti, ma qualche pezzo di mano, braccia o di viso era stato portato via da quegli esplodenti LIBERATORI...

Ma l'orologio e il calendario camminavano ormai era l' aprile del 1945 e una sera cominciarono a  passare camionette e motociclette con sopra militari tedeschi e anche polacchi diretti a Nord. Era anche aumentato il ritmo dei bombardamenti diretti sopra Verona, scintillavano là in alto le fortezze volanti sotto il sole di giorno o brillavano le luci dei bengala negli interventi notturni. Passavamo ore di giorno verso Pescantina, all' ombra degli ulivi così folti da quelle parti, a guardare le colonne di fumo e ascoltare il rumore delle bombe attenuato un po' dalla distanza. Eravamo tranquilli, su di noi certamente non sarebbero arrivati, ma i paesani avevano capito che si era alla fine e allora pensarono di provvedere a qualcosa per sé...

C' era infatti non lontano da noi un grosso deposito a sussidio delle varie forze armate italiane e, soprattutto, tedesche ed era piantonato da militari italiani (alcuni colleghi di mio padre) e le persone cominciarono ad affollarsi li attorno finché i militari alzarono le sbarre e le persone entrarono liberamente a rifornirsi. Sfortuna volle che ci fossero ancora in giro le code dell' armata tedesca così quando arrivarono sul posto gli ultimi motociclisti pensarono bene di aprire il fuoco a mitraglia e poi se ne andarono. I primi a cadere morti furono le due coppie di colleghi di mio padre, che in qualche modo avevano tentato di fermare i motociclisti per evitare una strage.

Questo fatto colpì molto e ce lo ricordammo per un pezzo perché nella furia dell' arrembaggio ad approvvigionarsi si erano rotti dei sacchi e neanche a farlo apposta si erano mescolati fra loro zucchero e sale (quello fino) e per molti mesi in casa il caffelatte era caratterizzato dall' abbinamento dei due sapori e la scorta era stata di parecchi chilogrammi. Per non parlare della frutta e delle  fette di patate secche, tutta roba non certo adorata dai palati italici.

Ma torniamo a quegli ultimi giorni dell' aprile, finito quel giorno (era mi pare già il 27/28) all' alba il cielo si riempì di aerei e la radio avvertì di mettere alla finestra lenzuola bianche in segno di resa e ci fu un qualche contrasto in casa mia, con mio padre d' accordo e mia madre INVECE NO. Poi per una volta passò l' opinione del babbo con l' approvazione dei padroni di casa il ché era molto importante perché noi eravamo diventati i perdenti-perduti. Fra l' altro si erano innestati altri problemini per colpa mia, quel povero piede destro nato male e con una circolazione sanguigna (e relativo circuito di rigenerazione) complicata risultava ulcerato e mi faceva male oltre a ridondare di pus...

E anche stavolta accadde qualcosa di imprevisto e inatteso perché un reparto americano si era autoalloggiato dove prima erano gli ultimi SALO' e il loro capitano era italo-americano e, potenza delle donne anche se mia madre non mi pareva fosse un VAMP, aveva preso a cuore la mia condizione...

E allora tutto il paese vide l' UFFICIALE AMERICANO con in braccio il BENITO (figlio del sergente in camicia nera BRUNO CREMONINI) e affiancato dalla moglie VALDA del suddetto fascista attraversare il centro cittadino fino alla postazione americana di pronto soccorso.

Seppi tempo dopo che la cura era stata a base di PENNICILLINA, allora per noi italici ancora sconosciuta.










  




7 commenti:

  1. I tuoi racconti si uniscono, nella mia mente, a quelli di alcuni anziani con cui ho lavorato anni fa. Storie che rimpallano con quelle dei tanti film di guerra. Ma la cosa che fa più male sono quelle bombe luccicanti, simili a caramelle o cioccolatini, fatte apposta per attirare i più innocenti, i bambini. Un po' come le bombe lanciate sui villaggi afgani, tutte colorate come giocattolini, esche perfette per bambini. Sono sempre gli innocenti a subire gli effetti peggiori della guerra.

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  2. storie che si accompagnano a quelle su distruzioni indiscriminate di villaggi che non sono però, a mio avviso, alla follia di reparti presi da stress o raptus ma a ponderate decisioni dei gradi più alti contro strutture sociali di tipo tribale. Strutture che premiano il vincitore con diritto di distruzione e schiavitù. E... GRAZIE!

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    1. Ma grazie a te! La memoria è coscienza, e tu lo dimostri

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  3. A me, oltre la conoscenza della STORIA vissuta in prima persona (questo già l'ho detto ma non è un delitto ripeterlo), quello che più piace è il cuore narrante. La semplicità e la delicatezza con cui Benito bambino fa scorrere ai miei occhi vicende che spegnerebbero qualsiasi sorriso.
    Grazie della condivisione. È sempre un piacere ascoltarti e sentirmi grata e fortunata della vita serena che non ho guadagnato.
    Felice sabato. :)

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  4. GRAZIE, ci pensavo l' altro giorno commentando non ricordo più cosa: in fondo la vita è stata saggia, non potendo favorirmi nell' arroganza e nella prepotenza mi ha costretto alla saggezza e a osservare il vicino esistere prima come sopravvivenza e poi come sentire abituale. RENDEVA DI PIU'!

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  5. Quando ti decidi a pubblicare? :) Vedi che gli estimatori qua aumentano ... :)

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  6. :) GIA' RISPOSTO e come sempre GRAZIE!

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