mercoledì 2 maggio 2018

MIO PADRE... ricordi di GUERRA... 3 ...BUSSOLENGO...

L' arrivo fu dolce e tranquillo, c'era stato qualche momento inevitabile con il solito PIPPO, ma niente di più. Ai miei occhi di bimbo abituati alla compagnia dei campi e allo sguazzare nell' acque del  Santerno mentre le zie risciacquavano nella corrente la biancheria di solida canapa... Già l' acqua che corre, l'acqua sotto il sole, l'acqua da entrarci dentro a sguazzare, quanta ce n'era lungo le coste del Garda e veniva istintiva una associazione di idee a una acqua vicina a casa, quella dei nonni contadini non lontana dal Santerno, un mondo improvvisamente lontano, ma i ricordi correvano veloci...

Ah! fare il bucato era un avvenimento in casa CIARAVAL (anche se si ripeteva più volte in un mese), proprio nell' antistalla c'era un tino di legno enorme e nella porzione di aia antistante la facciata  che fronteggiava la via LUGHESE si metteva sugli appositi sostegni  un enorme paiolo che poi si riempiva a secchiate di acqua, si accendeva il fuoco sotto e ci si avvicinava con dei secchi pieni di cenere oltre a un paio di carriole piene di  lenzuola da sottoporre ad un trattamento di piena efficacia.

Ragionando da chimico, come avrei fatto 15 anni dopo, la cenere era determinante perché ricca di carbonato di potassio, come molti detergenti da lavatrice di oggi, anche di quelli ragionevolmente delicati (si usa quello di sodio, come carbonato, perché più comodo, meno costoso e nella mescola non impacca). Il carbonato sulla pelle delicata non va bene, ma sulla fibre di canapa che per un paio di settimane avevano abbracciato giovani muscoli a volte in movimento anche convulso era molto adatto, per ridare splendore, un po' grigetto, al pulito... (il detersivo di casa contiene il cosiddetto sbiancante ottico, che giocando con la luce del sole aumenta l' effetto candore).

Una volta raggiunta la giusta temperatura nel paiolone di rame ecco l' aggiunta di cenere, la mescola lenta dell' impasto e a secchiate il riempimento del tino alternando il liquido con la biancheria. Il tutto a contatto fino al giorno dopo, con scarico del liquido e posizionamento della biancheria in appositi cestoni sul biroccio e poi l' attacco dell' asino e via  verso il SANTERNO a due passi da casa (un po' meno di 2 chilometri). Le donne, tre, salivano su a sedere sul traverso e noi bambini in qualche modo aggrappati dentro alla zona sponde del veicolo ben attenti a non creare incidenti e poi c'era la salita per superare gli argini, la discesa frenata per evitare ribaltamenti e poi finalmente le piccola spiaggetta di sassi su cui appoggiare gli SCANNI . A volte si univa uno degli UOMINI per aiutare nello smistamento dei pesi, ma non riguardava noi bambini maschi o femmine che fossimo, eravamo già a sguazzare stando attenti ai sassi, anche se ormai erano stati smussati dai secoli di rotolii, fiumane e rientri nell' ordine. Poi il ritorno e l' operazione di stesa che interessava tutta l' aia esposta bene al sole, il vero operatore finale.

Ma torniamo a bomba, la casa che ci ospitava era all' ingresso, con un enorme portone che consentiva l' accesso al nostro efficiente cavallo e lo scarico della tribù e i loro bagagli, e anche i "padroni di casa" accolsero la nuova famiglia con molta cordialità anche perché mia madre stranamente era di buon umore e sapeva che avrebbe avuto da fare visto che toccherà a lei gestire la mensa del gruppo di militi che erano arrivati da Ravenna. La guerra in quel momento sembrava lontana e per una volta, forse, aveva piacere di stare con mio padre che da qualche anno tra Russia, Ucraina e il Nord era stato una notizia della radio o  di una qualche lettera. Già, c'era stata anche una foto sulla SANTA MILIZIA con mio padre vestito da "marconista" era all' opera. Io sapevo che faceva il cuoco al comando là nel mondo della neve...

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