domenica 20 maggio 2018

Storia di un Chimico sub normale ... 6.0 si gioca agli eroi...


All' inizio del IV anno ormai sembravamo assestati, i singoli tic dei prof erano stati individuati ed assorbiti, anche la mia  parlata assomigliava in qualche modo a quella dei nativi, compreso il termine ricorrente e per me non noto e che in fondo era il solito uso che si fa nei dialetti di una ben precisa parte anatomica che nel mondo della Romagna è indicato come pataca che assume il significato (rivolto ai maschi) di presuntuoso, idiota, fanfarone e via raccontando. Il mona triestino calca più l' accento nella direzione di povero scemo, credi a tutto e via raccontando quasi a sottolineare la situazione quasi subalterna del maschio nel normale andamento della vita. Del resto nel mio poco girare in Croazia e Slovenia mi son reso conto dell' importanza non solo familiare del personaggio femmina in quelle società sia nel mondo agricolo che nel mondo operaio.

Ancora in quegli anni (adesso non so…) il fattore alcool nel mondo operaio subalterno era terribile e, come forse ho già più volte ricordato, diventava ancor più determinante il SABATO, giorno di paga, un sabato l' acconto, quello successivo il saldo con le mogli o le figlie a presentarsi per ritirare la busta. Il tragitto verso casa era troppo ricco di tentazioni che finivano spesso in MUSICA Per fortuna non era il rischio di mio padre Già abbondantemente vaccinato dal dominio della Valda, mia madre.

Ma torniamo al vissuto, c'erano fremiti in giro, 11 anni di occupazione militare anglo-americana cominciavano a pesare, l' evidente compiacenza degli inglesi verso la zona B sotto amministrazione Yugoslava di TITO irritava non poco, ma entrava anche in gioco il largo spazio che il Governo italiano dava a Genova e Venezia per i porti e le industrie collegate. In questo modo entravano in sintonia gli operai, gli operatori economici e, ovviamente, la parte STUDENTI molto sensibili ai richiami considerati di "destra". Bisogna anche aggiungere l' afflusso di esuli "istriano-dalmati", molto coccolati dalla Chiesa di Monsignor Santin e dal Sindaco Gianni Bartoli (soprannonimato Gianni Lagrima, per il continuo piagnare sugli esuli, destinatari di aiuti e facilitazioni che venivano viste eccessive). Tutti fattori, anche se fra loro contrastanti, che in qualche modo attraversavano la generalità cittadina dell' epoca, senza dimenticare il "martirio" del Cardinal Stepinac di cui si preferiva non ricordare la cordialità verso gli USTASCIA di ANTE PAVELIC, signore e padrone della CROAZIA  ricamando sul suo essere imprigionato dal TITO, causa ovviamente di tutti i mali.

Cominciò così una serie di manifestazioni fra studenti, in prima linea noi dello OBERDAN e quelli del NAUTICO che facevamo a gara nell' organizzare gli scioperi entrando dalle finestre basse, opportunamente lasciate aperte, per aprire le porte delle  aule con il tacito consenso delle autorità. A questo riguardo mi vien in mente quella volta che c'ero anch'io fra gli EROI e mentre stavamo complimentandoci per essere riusciti a far uscire tutti (avevamo fatto scioperare anche quelli del Classico Petrarca e i futuri Ragionieri del Carli) arrivò il preside, alto quanto Vittorrio Emanuele III, con la pipa in mano e, bofonchiando, ci chiamò per nome uno per uno concludendo tranquillamente: e ADESSO IN AULA. 

E noi entrammo … (e quando ci penso rileggo "e l'infame sorrise" con De Amicis).

E per oggi fermiamoci qua, nessuno ancora era morto...

4 commenti:

  1. "E adesso in aula"... Fantastico!
    La stessa forza della chiusa deamicisiana.

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    1. Sempre simpaticamente buona…

      E... GRAZIE!

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    2. Siamo rimasti un po' da soli in questa avventura. Comunque ci tengo a sottolineare che non sono "buona": i tuoi racconti mi piacciono davvero, perché spontanei, immediati, e carichi dell'ironia di chi ha imparato a prendere la vita per quello che è.

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  2. CONCEDI la necessaria modestia, l' ho imparata presto in quei tre anni di seminario durante le medie inferiori (è ironia). Avendo vissuto molto in mezzo a tanti "più meglio di me" (veri) metto le mani avanti. Nel tuo caso l' avevo capito che era roba diretta e te ne ringrazio. Sottolineo anche che la vita vissuta di ognuno è piena di fatti, sol che si abbia voglia di vederla con gli occhi giusti e non è ottimismo, è l' unico modo di vivere restando sinceri almeno con sé stessi. CIAO

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