lunedì 14 maggio 2018

Storia di un Chimico sub-normale... Verso la maturità 1.5 bis

Nella puntata precedente mi accorgo di avere divagato, mi succede spesso quando parlo di San Prospero, della casa con la grande famiglia operosa con i nonni, i 5 fratelli, le relative mogli e poi i figli. Veramente prevalevano le femmine 4 a 1 e, a parte la Flaviana, mia coetanea, anzi lei di gennaio e io di dicembre, ma l' anno era sempre lo stesso, 1936, quello dell' Impero...

Ma torniamo a Trieste, il biennio era finito e nel 1952 basta con le scale, ciao a Via Besenghi, con il grande giardino, si andava in San Nicolò, due passi da casa in via Parini. Una passeggiata, anche quando tirava la BORA. Già la Bora, quel pazzo vento che quando ci si mette comanda lui specie negli spazi aperti come appena usciti di casa in Via Parini 4 e poco dopo l' imbocco della Via Vidali... Nei giorni di Bora si stendono le catene per aggrapparsi e meno male che nei giorni di disegno non usiamo più "el tabellon" (che con la bora fa vela) con la sua brava riga a martello e si disegna di rado, oramai parliamo solo di architettura. Discorsi alti.

C' è infatti da sottolineare che non volevamo essere confusi con i geomentri, tutta altra roba, non per niente siamo LICEALI!!! Tornando poi a quella specifica materia, meno male e per fortuna che al biennio avevamo avuto un brillantissimo docente in quella materia, materia che in pratica dovrebbe essere propedeutica e di supporto per future lauree, nel peggiore dei casi, di tipico ingegneristico e simili, anche se noi dello scientifico siamo anche "più meglio" di quelli del CLASSICO

C' era anche una altra particolarità ed era che Il docente era di origine ebraica (e non era l' unico fra i nostri prof), e sopravvissuto  agli eventi della guerra. Trieste, infatti,
su questo aspetto ha avuto una storia molto particolare, ad esempio non esisteva il ghetto,  molti di quella comunità erano fin dall' inizio del secolo di sentimenti nazionalisti filo italiani e dal punto di vista economico erano molto presenti nei commerci con il vicino oriente. E tutto questo per sottolineare la semplicità e cordialità dei rapporti con quel particolare prof, anche sapendo che l'atteggiamento politico più diffuso, allora ma anche adesso, sarebbe definibile di "destra", nel senso nazionalista del termine e senza particolare differenze con i sentimenti diffusi anche nel mondo operaio. E io avevo una conoscenza diretta tramite lo zio Giordano che era responsabile PCI in una delle grosse fabbriche triestine e, per dirla in dialetto con la lingua parlata, quelli di là del confine antico erano chiamati appunto con il temine antico "sciavi", come da antica tradizione dei territori contigui istriani e dalmati. Attenti però i triestini non si sentono però assimilabili agli ISTRIANI, troppo lontana la tradizione veneta per non parlare del dialetto, così diverso se ci vivi in mezzo.

Divagando, divagando sarà bene parlare della realtà di questo nuovo prof di "disegno e architettura" visto che adesso al terzo anno c'era un docente un po' particolare intanto per la sua storia personale, aveva alcuni inconvenienti fisici che lo rendevano poco operativo non potendo usare un braccio e poi, soprattutto, un carattere che un po' se le attirava le CATTIVERIE. In questa materia ci sono tutte le filastrocche sugli stili che si succedono negli anni, in classe, e nei secoli, nella storia. E così noi introducevamo l' argomento (ad esempio io con la macchina da scrivere comprata di decima mano)  incollando il relativo testo sul retro di un foglio dell' album e sulla facciata dell' altro foglio, a mano più o meno libera, disegnando alcuni particolari tipici dell' argomento. Il prof naturalmente leggeva, vistava e (molto ogni tanto) chiedeva e gli studenti sono tremendi e poteva succedere poi che qualcuno della classe successiva ereditasse il tuo album, con la scolorina si toglieva la sigla del prof preesistente e così il prof risiglava, senza accorgersene, quello che in teoria avrebbe potuto e dovuto riconoscere. E il mio album, fra i peggiori, girava ancora  quando ormai chiudevo il quinto anno.

Tutt' altri discorsi in storia e filosofia, il docente era segretario di uno dei partiti socialisti, un uomo buono e molto intelligente che spaziava ben al di là della sua materia e, almeno io, lo seguivo con molta attenzione e interesse, forse anche per le esperienze dirette e indirette di vita. Il tono complessivo era, con tutti i prof, fortemente "italiano", probabilmente accentuato dal fatto che eravamo ancora "territorio libero"e quindi ci sentivamo SOTTO OCCUPAZIONE MILITARE. 

C'è un particolare che vale la pena sottolineare (non so se vale ancora oggi) in aula si DOVEVA parlare in "lingua" ma nei corridoi, suonata la campanella, parlavamo tutti in dialetto non solo tra di noi, ma anche con i prof.

Resta il fatto che l' allievo Benito era di nuovo in primo banco, sotto la finestra a sinistra guardando la cattedra, Pillinini aveva cambiato scuola e i prof non sbagliavano più nel chiamarmi e il mio compagno di banco era il figlio di una catena di gelati PIPOLO. Persona splendida e, scoperto per caso qualche anno dopo, avrà una carriera importante come musicista e non solo. Ma ormai i mesi camminano il terzo anno finisce, poi arriverà l' estate e il novembre del 1953 è li che aspetta e il Cremonini ancora non lo sa, saranno giorni importanti...


6 commenti:

  1. Pensa che adesso gli studenti del classico si sentono più meglio di quelli dello scientifico. E lo stesso valeva ai miei tempi. Cambiao le priorità? O cambia la nobiltà del sapere?

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  2. E' che io vengo dal mondo contadino e operaio "manuale" in una epoca in cui automatismi e quindi banalità di intervento non erano di moda. Poi ho insegnato in uno splendido ITIS (fondato a metà '800 a Bologna dal Municipio e dagli artigiani, o come si chiamavano, dell' epoca. Ho conosciuto colleghi con diploma di perito e anni di insegnamento "pratico", ho visto crescere le capacità anno per anno nei miei studenti nei laboratori, uscire pensanti e senza arroganza. Alcuni si son laureati, un paio sono andati in cattedra all' Università. I liceali? mediamente non li sopporto un po' per l'estrazione sociale, a volte per la presunzione. Quanto a classico o scientifico tutto di pende se hanno avuto prof che hanno saputo guidarli nel gusto di SAPERE e Saper fare nel come insegnare. Il laureato è, o deve essere un capo ma non perché comanda ma perché crea il piacere del fare e del capire "come" fare. Fine della predica, ma ho nostalgia dei miei studenti che li prendevo implumi e poi ci passavo 15/22 ore alla settimana. Malinconie di un vecchio. Ciao.

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  3. ho provato un paio di volte da te poi non so come non riesco a entrare. Volevo solo salutarti, sono timido. SERIAMENTE!!!

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  4. Se entri passando da Verba ludica, usa il link in basso, dove c'è anche il titolo del post. Perché il link in alto purtroppo non porta al mio blog su altervista ma solo all'iscrizione su blogger

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  5. Mi spiego meglio: clicca Dealma non sotto l'elenco dei partecipanti ma nell'elenco Blog degli autori

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