sabato 14 aprile 2018

MIO PADRE... ricordi di guerra. 1. Dalla Russia a Casalbuttano.


Che buffo, stavo leggendo le solite NEWS di prima mattina  e come per caso c’era un riferimento a una città a me molto nota non fosse altro perché secondo i documenti lì sono nato in un’epoca lontana, il 1936 a dicembre il 3 del mese. La città? Ma Imola, caposaldo della Romagna, quella quasi bolognese, 70 mila abitanti, al centro di una piana ricca di una  florida agricoltura e da sempre (cioè da dopo il 1945)  sicuro insediamento di una maggioranza politica sicuramente legata al PCI e poi, inevitabilmente, al successivo PD.

E anche lì sembra che ci sia un qualche cambiamento legato alla irruenza elettorale delle cosiddette STELLE. Ma non è di questo che volevo parlare, stranamente il pensiero è andato a mio padre, Bruno. Dico stranamente perché se ripenso ai ricordi , all’ infanzia ma anche poi adolescenza e via crescendo a dominare è la Valda (come le pastiglie le piaceva sottolineare), cioè mia madre vera dominatrice e padrona della piccola tribù.
Il più antico ricordo che io ho di lui è l’ entrata nella cucina-soggiorno-pranzo-divano-dove io dormivo delle case popolari di via Fiume 16, Ravenna, anno attorno al 1942. Mio padre entra in casa, io ero in ginocchio e sotto le ginocchia dei sani chicchi di granturco (mia madre era stata buona, altre volte metteva per terra i chiodini da calzolaio!), e mia madre gli intima a provvedere ad una corretta punizione nei miei confronti. L’ allusione era netta e precisa al cinturone della divisa di ottimo cuoio nero, come nera era anche la divisa della MVSN (milizia volontaria  sicurezza nazionale). Non era la prima volta che era stato invitato a farlo, ma stavolta il tono era deciso e richiedeva la immediata esecuzione dell’ ORDINE e mio padre ci provò. Si tolse con calma la giacca, la ripose ben bene sulla spalliera di una sedia, tolse adagio la fondina della rivoltella d’ordinanza e pure il cinturone e lo alzò per picchiare secondo ordine ricevuto ma … non ci riuscì, scansò mia madre, andò nell’ altra unica stanza per cambiarsi e forse anche per sentire in modo meno urlato quel che sua moglie, e madre mia, gli diceva…
Poi i ricordi son pressoché assenti, mio padre partì per la campagna di Russia (i suoi colleghi che erano andati in Spagna erano stati tutti promossi) tornò quasi un anno dopo in una breve licenza e poi, definitivamente, dopo un po’ di mesi a campagna di Russia conclusa con la nota disfatta e aver scarpinato per centinaia e centinaia di chilometri, quasi tutti a piedi, dall’ Ucraina fino a Bologna, centro di smistamento e di raccolta. A piedi perché i tedeschi che rientravano non volevano certo mettere a bordo degli italiani, anche se in camicia nera, ed erano diretti altrove dove pensavano di bloccare la disfatta finale.
A Ravenna intanto riprendeva la vita solita, arricchita dai bombardamenti, il rifugio faceva quasi parte della “casermetta” dove mio padre era assegnato ed era un locale grande, circolare ed era parte di un complesso con funzione di obitorio sotto una torre. Ricordo le vibrazioni indotte dalla caduta delle bombe, ma ricordo anche una atmosfera tranquilla, forse per la reazione protettrice delle madri verso i figli che non DOVEVANO avere paura. Strano a ripensarci. O forse era il ricordo di qualche mese prima quando stando sull’ aia del podere di mio nonno (e  dei fratelli di mia madre) a San Prospero di Imola avevamo visto le luminarie dei bengala su Ravenna quasi in assenza di rumore o altro, data la distanza di qualche decina di chilometri, e sembravano quasi i fuochi d’artificio di certe festività religiose.
Comunque andò tutto bene, almeno a Ravenna, perché altre novità erano in arrivo stante la situazione politico-militare. I cosiddetti alleati erano ormai entrati nel territorio nazionale, si erano attestati sulla cosiddetta linea gotica ed era anche nata la RSI REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA quasi a voler immaginare il ritorno del Mussolini alle origini. Così mio padre dovette scegliere o uscire dalla MVSN o seguire il nuovo destino nella cosiddetta Repubblica di Salò e quindi lasciare Ravenna, come in effetti facemmo.
Di quel viaggio ho ricordi precisi a partire con la corriera (PULLMANN allora non usava) da Ravenna con arrivo a CASALBUTTANO (Cremona). Come famiglia eravamo solo noi 3, mia madre io e mio fratello (meno di 4 anni), mio padre era già a BUSSOLENGO (Verona) dove era di servizio, e la prima sosta era a BOLOGNA dove arrivammo per l’ ora di pranzo in un ristorante quasi alle DUE TORRI, dove adesso al piano terra c’ è la STANDA. Ho un ricordo molto preciso perché proprio mentre arrivò il cameriere con i maccheroni scattò l’ allarme aereo, poca roba, il solito PIPPO (una specie di incubo degli alleati “nemici” costituito di solito da un aereo singolo pronto a bombardare o mitragliare) ma quanto bastava per dover cercare una protezione sicura, un qualche rifugio fino al cessato allarme. E non fu senza conseguenze da quella volta, e per oltre 60 anni, non riuscii più a mangiare un piatto di maccheroni poi potemmo ripartire con la corriera per raggiungere la destinazione il ché significava dover raggiungere il PO e attraversarlo.
Naturalmente accadde anche un altro quasi atteso imprevisto perché una volta arrivati sul PO restammo imbrigliati in mezzo a una colonna militare tedesca e quello era il rischio minore se non fosse che a un certo momento a metà del ponte di barche il motore della corriera decise di fermarsi e il motorino d’ avviamento non riuscì a riavviare il motore. Ho ancora, dopo tanti decenni, il ricordo degli ordini secchi degli ufficiali tedeschi che ormai erano decisi a rovesciare la corriera nel PO e tutti gli adulti erano scesi a spingere il pullman senza risultati tanto che scattava il grido CILECCA. Poi finalmente il motore si avviò e potemmo arrivare oltre il fiume e riprendere il percorso che, inevitabilmente, fu poi di nuovo disturbato dal mitico PIPPO, con blocco e discesa dalla corriera, riparo sul fondo di un canalone per fortuna asciutto, in attesa di capirne le intenzioni e poi finalmente, era ormai buio, arrivammo a destinazione.
Era una specie di fattoria con attorno un parco e un ampio terreno agricolo e la facciata rivolta all’ ingresso aveva come dei negozi così che a noi (mamma e figlioli) toccò quello con l’ insegna di un barbiere e con dentro un grande lettone tipo matrimoniale oltre al necessario per l’ igiene più urgente. Era ora e i cuccioli di mamma Valda poterono sentirsi al sicuro tanto da approfittarono subito, dopo aver accatastato in un angolo i pochi bagagli, per infilarsi sotto le coperte e dormire fino all'alba del giorno senza altri pensieri di aerei, bombe o mitragliate.

8 commenti:

  1. Oh caspita, ho appena commentato a prova 1. :)

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  2. Ho commentato questo brano su "prova 1".

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  3. Ti copio e incollo i commenti, ma tu non cancellare il post. OK?

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  4. Tuti dovrebbero leggere le tue pagine di storia, scritte con lucidità, una malcelata emozione e grande lucidità. Altro che dimentichi le cose, fai solo pasticci, come cancellare un post pubblicato. Ho conosciuto il "mitico Pippo" come tu lo chiami, che solo a pensarci mi viene la pelle d'oca, e non sai quanto mi senta fortunata a non dover dormire fino all'alba senza paura delle bombe, degli aerei e delle mitragliate!
    Poi, perdonami: con tutto il rispetto per la tua dolce dominatrice, mi ha fatto commuovere la scena del tuo papà che la scansa e va nell'altra stanza. Nooooo ma davvero i chiodi da calzolaio?
    Un sorriso

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  5. PS: leggendo queste pagine di vita mi pare di comprendere almeno un pochino parte delle ragioni della tua giocosità e della tua voglia di vita. Grazie

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  6. MA anche questo è uscito in prima pagina? E grazie della tua generosità interpretativa. Quanto al Pippo, allora lo chiamavano tutti così. Dolce? ti ringrazia, allora eran tempi pericolosi per certe femmine. Narrano le cronache che mia madre si fosse innamorata di un giovane che oltre essere un "ferroviere" era anche un "SOCIALISTA". Credo che sia stato un sentimento per tutta la vita qualche volta mi verrebbe da verificare il DNA poi mi va bene così perché posso parlare di un nonno "anarchico" e di zii e padre che assieme facevano Giordano Bruno e Hugo. Non ridere era così un brav' uomo il BRUNO :) Saluti

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  7. È successo che ho letto il post, poi nel commentarlo è sparito, e il primo post della lista era PROVA 1.

    Ho già sentito parlare della tua mamma FORTE e volitiva, sono alcuni anni che ti leggo (seguendo il blog di Perla) e qualche volta ti ho anche commentato su Speaker's Corner ma allora non avevo un blog. Un pensiero a Bruno. :)
    Saluti

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