martedì 27 novembre 2012

ILVA (& C.) e FIOM: compagni di MERENDE.

In una visione di rapporti classici il SINDACATO è la rappresentanza dei lavoratori nei confronti del PADRONATO. E tutto è andato bene finché tutto è rimasto come qualche tempo (decenni e regimi) fa. In fondo era facile, le richieste di tipologie di lavoratori era semplice: operai e impiegati e come al di più eventualmente la DIRIGENZA.

C'era anche una certa realtà di divisione di categoria politica: gli OPERAI a CGIL e UIL, gli IMPIEGATI agli AUTONOMI + un po' di UIL e tanta CISL e, per i DIRIGENTI, un sindacato più o meno fantoccio con parvenze di autonomo o simili.

Naturalmente nelle aziende PRIVATE, mentre in quelle PUBBLICHE le organizzazioni sindacali erano (e ancora in gran parte sono) dotate di molta fantasia e di tipo sostanzialmente filo governativo e, comunque con connotazioni prevalentemente corporative a difesa dei piccoli e grandi interessi particolari. Basta prendere ad esempio l'ENI degli inizi quando la maggior parte dei dipendenti veniva quasi esclusivamente da un paesotto marchigiano, quello originario di ENRICO MATTEI  (Acqualagna e dintorni dell'attuale provincia di Pesaro-Urbino), fino al grado di QUADRO. Naturalmente travestiti da democristiani o, almeno Cislini.

Poi le grandi e grandissime strutture industriali e gli stabilimenti tradizionalmente al NORD con punti di massima presenza a Genova, Torino, Trieste, oltre la Lombardia o a Bologna ed è a questo punto che entra in gioco anche la CGIL e i suoi iscritti, molto spesso emarginati e, sopratutto, bloccati in ogni accesso a gradi di responsabilità. Poi il mondo cambia, é storia degli ultimi 30 anni, politicamente una qualche attenzione va data alla sinistra, durante gli anni pesanti la CGIL diventa sinonimo di difesa dal terrorismo, i sindacati metalmeccanici allora si uniscono e si rendono conto del loro potere contrattuale così la discussione non è più fra PADRONI e LAVORATORI, ma LORO, uniti, e lo STATO, ufficiale PAGATORE.

Il sindacato perde la sua funzione di difesa dei dipendenti non tanto perché non tutela le retribuzioni (che del resto erano e rimangono più basse in termini reali rispetto al resto d'Europa, quella di allora), anzi tutta la difesa è nella staticità dei posti di lavoro ma anche, purtroppo, nella loro QUALITA'. Così intanto il PADRONATO ne approfitta per banalizzare la forza lavoro necessaria e usare l'appoggio politico dei nuovi partiti che si avvicinano al Governo, attraverso il condizionamente sindacale, particolarmente violento nella "trimurti" di FIM, UILM e, soprattutto, FIOM (la FIM-CISL sarà molte volta la più estremista). 

E così quando il "numero" degli aderenti è determinante ai fini del potere all'interno delle corporazioni succederà che, specie nella CGIL (CISL e in parte UIL nell'impiego pubblico), l'intero organismo confederale dipenderà da chi esprime, come la FIOM, numeri e compattezza determinante. In questo modo l'ubriacatura del potere fa dimenticare che i PADRONI possono cambiare e fallire ma i LAVORATORI saranno gli unici a restare con il CULO NUDO per terra, sempre che non intervenga LO STATO. E inesorabilmente si arriva a situazioni come FIAT, o come ILVA, o come certe aziende in SARDEGNA, che il sindacato ha nei fatti trascurato solo perché era inimmaginabile che lo STATO ne permettesse la dismissione (tanto più per colpa, o merito, della UE o della GIUSTIZIA).

Ecco perché COMPAGNI DI MERENDE, perché CONSAPEVOLMENTE hanno ignorato i RISCHI nei luoghi di lavoro, CONSAPEVOLMENTE hanno ignorato gli effetti all'esterno, CONSAPEVOLMENTE dovevano capire cosa succede nel resto d'Europa e del mondo e adesso, per dirla con LANDINI sono lì a chiedere e pretendere che lo STATO faccia quel che IL SINDACATO doveva pretendere dal PADRONATO, in difesa della salute, del posto di lavoro e dell'adeguamento produttivo.

E, ovviamente, lo chiederà con la solita arroganza, la stessa arroganza con la quale LA SEGRETARIA GENERALE  DELLA CGIL ha dichiarato il suo voto per le PRIMARIE PD. E non me ne frega niente che abbia indicato, a urne aperte, PIERLUIGI BERSANI esattamente come il tapino sottoscritto BENITO CREMONINI pensionato, veda di riportare la CGIL ai suoi DOVERI, quelli sì nell'alveo di una storia antica e gloriosa, quella di DI VITTORIO oltre che di ACHILLE GRANDI e BRUNO BUOZZI, quest'ultimo ucciso nel 1944 la sera prima della formalizzazione dell'accordo fra i tre grandi filoni ideologici che dividevano l'Italia, ma univano l'insieme dei LAVORATORI. 

PS: con molta più delicatezza La STAMPA si esprime oggi  inun editoriale di Paolo Baroni sperando che se qualche miliardo (di EURO) salterà fuori per Taranto, qualcosa arriverà anche per la FIAT adorata.

Quanto a Landini, più sopra linkato, Prima dell'intervento del ministro, Landini, ha sottolineato che "l'unica cosa che potrebbe scongiurare uno sciopero unitario il 29 novembre è che il Governo, il presidente del Consiglio, convochi tutte le parti sociali e si assuma la responsabilità di creare le condizioni affinchè l'Ilva non chiuda e che all'Ilva vengano fatti gli investimenti necessari per produrre senza creare problemi né ai lavoratori, né ai cittadini".

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